Le premesse parevano buone: un palco a teatro, un coreografo di fama mondiale, musicisti e cantante lirica in scena, scenografia spettacolare, danzatori eccelsi.
E invece.
Coreografo in preda al logorio della (propria) vita moderna intenzionato farne cifra di lettura universale. Danzatori a tratti sfruttati sino al parossismo, a tratti in scena inutilmente. Nevrosi, schianti, spasmi e tremori, urla e canti sconnessi, testi senza capo nè coda. Corpi che sono strumenti perfetti continuamente tartassati da convulsioni, senza che se ne intraveda lo scopo. Dopo quindici minuti durante i quali una ballerina ha mimato quella che potrebbe essere un'affezione spastica tu, che con i disabili ci hai danzato, cominci a pensare che sia offensivo. Soluzioni coreografiche e teatrali accennate e non approfondite, non arricchite di senso. Una scenografia che suggeriva utilizzi interessanti e coinvolgenti, lasciata a far poco più che fondale.
E tutto questo trascinato troppo a lungo, per quasi due ore. A ribadire ossessivamente un concetto, senza lasciar intuire quale sia questo concetto, e quali i suoi possibili sviluppi.
Si, la musica non era male.
(A. Platel, VSPRS - Vespri con delirio)
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